lunedì 17 dicembre 2007

il Genio della porta accanto

Ho intervistato il mio genio della porta accanto... vediamo cosa ci dice...

Claudio, studente al 2° anno di Scienze Statistiche ed Economiche

Perché hai scelto questo percorso di studi?
Perché mi sembrava il più interessante, anzi l’unico che mi interessasse davvero. Sono andato alla presentazione di altre facoltà, ma solo questa mi ha colpito. Ho scoperto che tutte le cose che si studiavano nella statistica mi interessavano molto, all’inizio solo a livello di sondaggi, utilizzare le informazioni prese direttamente dalla gente, ed ero anche molto interessato ad i possibili utilizzi di queste informazioni per i differenti ambiti. Durante l’open day di scienze statistiche ho scoperto molte altri metodi in cui si potevano ottenere le informazioni ed ero interessato a studiare come si potessero utilizzare questi dati nella maniera più efficace.

Qual è stato il tuo rapporto con la matematica nel periodo dell’infanzia? Era positivo o negativo?
Positivo. Adesso quello che ricordo dell’infanzia come rapporto con la matematica era prettamente il contare i soldi e fare piccole operazioni già prima di andare alle elementari. Mi avevano insegnato a fare dei conti sulle dita; .sapevo che le mie dita erano 10 e sapevo fare somme e differenze nell’intervallo 0-10. Se mi chiedevano di fare ad esempio 5+3 prendevo una mano e mettevo 5 dita, prendevo altre 3 dita dall’altra e contavo… nelle differenze mettevo la cifra più grande e poi tornavo indietro. Me l’avevano insegnato i miei genitori ed era gratificante quando riuscivo a fare i conti giusti e loro mi dicevano “bravo”.
Alle elementari andavo abbastanza bene in matematica, non ho trovato problemi, anzi mi annoiavo quando diventava troppo ripetitiva, quando per esempio come compito ti ritrovavi a fare 20 operazioni una dopo l’altra.

Hai incontrato qualche difficoltà in questa materia?
Alle elementari andavo bene, alle medie anche perché le cose erano abbastanza intuitive e gli esercizi erano molto ripetitivi. Il problema è arrivato alle superiori quando bisognava studiarla, la matematica: bisognava imparare delle regole da usare per risolvere dei problemi che non vedevano il diretto utilizzo dell’ultima regola imparata, ma era necessario andare a recuperare nel proprio bagaglio di conoscenze la regola specifica necessaria in quel problema. Fondamentalmente bisognava studiare e non ero mai stato abituato a studiare la matematica.
Alle superiori ero negato in geometria, proprio per il fatto che richiede lo studio mi risultava la cosa più difficile.

Ogni tanto mi chiedevo perché si facessero determinate cose; ad esempio in seconda media ho chiesto alla mia professoressa a cosa servissero i polinomi. Ora capisco perché lei mi avesse dato una spiegazione che non valeva molto. Per trovare un’applicazione valida e interessante (dal mio punto di vista) dei polinomi ho dovuto aspettare fino in 5° superiore.

Il tuo rapporto è cambiato dal passato a oggi?
Parecchio. Ora è molto meglio; non che prima fosse brutto ma adesso è molto più bello. All’inizio, elementari e medie per esempio, era una materia che non mi dava problemi anzi ogni tanto era addirittura noiosa. Ora addirittura ne sono affascinato. Arrivato a questo livello di studi dove riesco a vedere il prodotto ultimo di tutti i miei sforzi di conti noiosi, e dove inoltre riesco a studiare delle applicazioni molto interessanti della matematica nella statistica e nell’economia… a questo punto sì che ne sono affascinato!

Pensi che l’abilità matematica sia dovuta ad una predisposizione personale o all’influsso dell’ambiente esterno (insegnanti, famiglia…)?
Un po’ di tutt’e due, nel senso che spesso il buon matematico (o comunque chi deve utilizzare una matematica non elementare, che va oltre l’utilizzo diretto delle regole) ha bisogno di trovare delle intuizioni per poi riuscire a risalire attraverso quell’intuizione per trovare qualcosa di significativo. Ad esempio: partire da casi particolari per poi ottenere un teorema generale. Quindi un buon matematico deve essere una persona abbastanza paziente e riflessiva per poter fare questo lavoro. Certo che prima devi impararla (per non scoprire cose già scoperte da altri). E per impararla bene, io ho visto che se un prof. è motivato ed entusiasta riesce a motivarti su quella materia, sennò è più difficile, o sei già entusiasta tu, o non lo diventerai mai. Sarebbe utile avere un prof. che ti fa vedere della applicazioni, che esca un attimo dal programma per farti conoscere qualcos’altro di più grande, interessante e bello… che c’è qualcosa di meglio delle tabelline.

Ti capita di utilizzare la matematica che stai studiando per scopi pratici, all’esterno dell’università?
Mi capita nei miei passatempi. Ad esempio, dato che mi piacciono diversi giochi di ruolo
1 mi trovo spesso a fare considerazioni circa il sistema di gioco di regole. Ed usare il calcolo combinatorio e la statistica per vedere quale sia il sistema migliore, cercare delle pecche del sistema e cose di questo genere, per magari cambiare qualche regola che a mio avviso squilibra il gioco.
Inoltre, da quando ho superato l’esame in laboratorio informatico, mi sono divertito a creare qualche piccolo programma che mi servisse in questo lavoro (per aiutarmi nei numerosi lanci di dadi che servono nel gioco Vampiri, ad esempio).
Per finire uso un po’ delle conoscenze di microeconomia nei mie acquisti.

Visto che questa materia è diventata una delle ragioni della tua vita, cosa ti aspetti dal futuro? Quali sarebbero le tue aspirazioni?
La mia aspirazione sarebbe diventare prof di mate in un liceo, nel triennio, perché la materia mi affascina e mi piacerebbe riuscire ad affascinare gli studenti con tutti i mezzi che ho acquisito nel mio percorso. Dato che la grossa pecca che ho riscontrato nei miei prof è stato, primo, il poco entusiasmo e secondo, l’aver presentato la matematica come una materia astratta e fine a sé stessa. Il mio sogno sarebbe di riuscire a fare intravedere la vastità delle applicazioni e quindi affascinare gli studenti.

Ma a me (Laura) a che serve lo studio di funzioni? A uno che sceglie di non studiare più matematica servirà a qualcosa?
Non servirà sapere tutte le formule, però queste idee ti formano una maniera di pensare, che è la maniera logica e la logica la utilizzi tutti i giorni. Permette di imparare a porsi davanti ad un problema in maniera rigorosa, considerando tutti i dati che si hanno, per poi ottenere una soluzione; questo è quello che fai quando vai a risolvere un problema matematico. I matematici sono allenati a vedere tutte le sfaccettature del problema, analizzandole al meglio, anche se non si utilizzano le funzioni.



In rapporto alla materia, la tua personalità c’entra in qualche modo? Se sì, come?
Sì, c’entra. Forse il mio carattere è stato influenzato dalla matematica, perché adesso cerco di essere più rigoroso più riflessivo. Quindi posso dire che nel momento in cui ho appreso questi strumenti cerco di utilizzarli nei problemi di tutti i giorni, mi sembra di essere più riflessivo.



Hai già trovato qualche punto di riferimento nel mondo della matematica?
Il mio professore del corso di Matematica 1, il professor Travaglini. Lui sicuramente perché, dal momento che sogno di diventare insegnante, è un ottimo esempio come figura di docente, perché è molto disponibile e apprezzo il suo modo di cercare di essere il più chiaro possibile e di fare numerosi esempi che potrebbe aiutare a capire, anche a costo di fermare al lezione.
Dei grandi matematici apprezzo la genialità delle teorie, ma non conosco le persone, quindi non posso “affezionarmi”.

Pensi che sia vero che i matematici sono spesso pazzi?
Non saprei… beh... tizio ha lanciato 30.000 volte una monetina
2, ma ora gli dobbiamo dire grazie se possiamo fare statistica medica, se sappiamo o no quanto è affidabile il test per l’aids.



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1 In un gioco di ruolo i giocatori assumono il ruolo di personaggi da loro ideati o non in un mondo immaginario o simulato, con precise e a volte complesse regole interne. Ogni personaggio è caratterizzato da svariate caratteristiche a seconda del tipo di gioco di ruolo (ad esempio forza, destrezza, intelligenza, carisma e così via), generalmente definite tramite punteggi [da: Wikipedia]

2 Pearson ha visto che, più volte lanciavi una monetina, più le probabilità che venissero testa o croce si avvicinavano ad ½ … più o meno in questo modo sono nati i primi studi sulla probabilità.

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